Via Veneto

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di Renzo Trappolini

NON PASSEGGERANNO PIU’ ALL’ORA DI PRANZO IN VIA VENETO

Luigi Abete c’è riuscito. L’idea non è nuova. Già ai tempi di Nesi e Pedde sembrava che una città della finanza non dovesse stare al centro ma, comunque, dovesse svilupparsi intorno alla cittadella BNL . Altrove, rispetto al tridente di via Veneto, via S. Nicola da Tolentino e, in mezzo, via San Basilio che terminava, negli anni ’80, con un immobile nel quale Nesi avrebbe voluto la sede dell’addestramento ed una foresteria per ospitare i Direttori di Filiale in visita. Per quest’ultimo progetto furono interessati i sindaci da Petroselli in poi, ma le norme urbanistiche comunali sembravano opporvisi (anche se forse sarebbe bastato qualche frammento dei vecchi cornicioni in caduta libera perché l’emergenza facesse superare di scatto gli ostacoli burocratici. L’edificio cambiò proprietario ed il resto è cosa nota e visibile).

Rimase il palazzo neoclassico di Piacentini con l’alto portale difeso da una preziosa inferriata, il lato di via Bissolati con l’ingresso all’omonima Filiale – la più ambita e un po’ sopra, come prestigio, all’altra di via del Corso – e l’accorpamento col palazzo di via San Basilio da cui si dipartivano lunghi e larghi sottopassaggi che raggiungevano da un lato la Tesoreria degli enti in via San Nicola da Tolentino e sull’altro marciapiede di via Veneto, il Servizio Estero, dove ora c’è il Ministero del Lavoro.

In quel sottopassaggio, nel 1969 scoppiò e fece danni una bomba quasi contemporanea alla strage terroristica di piazza Fontana a Milano.

Insomma, era una città nella città sulle strade della dolce vita che di giorno ospitava, con gli uffici, la Presidenza della Banca, gli organi di amministrazione, la direzione generale, la Filiale di Roma: con i Direttori, Generale e di Filiale, sull’angolo a nord di fronte all’ambasciata americana e la Presidenza al secondo piano, con le grandi finestre da cui si vedeva in   piazza San Bernardo il palazzo di alcune sezioni di credito speciale. Una città con le sue frazioni: il Mediocredito e l’Ufficio Studi a ridosso delle Mura Aureliane, il Personale e la Finanza in via Lombardia.

Una città con le sue regole rigorose di accesso: quello di via Veneto 119 riservato, come l’ascensore di sinistra, all’Alta Dirigenza e agli ospiti importanti; quello per gli altri in via San Basilio 19, là dove, quando non esistevano ancora gli orari flessibili, il personale firmava l’ingresso ed alla sera, alle cinque meno cinque, era già stipato lungo le scale per sciamare come folla sulle vie circostanti.

Una location prestigiosa, ma certo non del tutto efficiente. Per questo Pedde ne ipotizzò la vendita ed il trasferimento, in affitto, a Castro Pretorio, dove lo Stato aveva le sue caserme ormai troppo grandi o allo SDO, il sistema Direzionale Orientale. Ma nella capitale dell’eternità del tempo e dei dissidi tra chi comanda – non a caso i fondatori Romolo e Remo pensarono bene di passare da due a uno – non se ne fece niente.

Ora, Abete ha scelto il 21 Aprile, la data del 2770° Natale di Roma, per spostare la città BNL e i suoi abitanti accanto alla stazione Tiburtina, con un occhio al personale – che potrà, come a casa propria, scegliere la postazione da cui operare o occupare quella rimasta al momento libera – e l’altro ai clienti ,che passeranno dalla metropolitana agli uffici “senza aprire l’ombrello se piove”, così come i viaggiatori dall’Europa che scenderanno alla stazione TAV. Un modo di comunicare due cose a Roma, all’Italia, all’Europa. Nella Capitale “di sicuro noi restiamo”, dice infatti Abete. L’altra, per confermare l’apertura oltre i confini di una banca il cui capitale parla francese ma i cui dipendenti e dirigenti sanno farsi ben intendere nella lingua dei clienti italiani.

Roma, così, ancora caput mundi e, nella finanza, almeno aspirante tale? Può darsi.

Certo, l’architetto Piacentini non immaginava che le sue creazioni di solennità classica con i vasti saloni ed uffici dalle grandi porte di legno lucido – le quali da sole incutevano soggezione a varcarle – poco più di un secolo dopo potessero essere trasformate in buon rifugio di pellegrini e visitatori; insomma diventare albergo, cioè luogo di intimità dove l’uomo è più se stesso.

Non fa, però, meraviglia a noi che, lì, davvero, siamo stati noi stessi, lavorando, imparando, sbagliando e correggendoci e …diventando uomini e donne per la vita. Con gioia ma anche tristezza; con speranze, con soddisfazioni ed anche delusioni. Insomma vivendo.

Sul portale potranno esserci pure nuovi guardiaportone in livrea   a chiamare un taxi.

Per noi resterà sempre il luogo dove   Castagnoli, il capocommesso, Germanà, Carmelo Tripi e gli altri in divisa col monogramma BNL ci auguravano ogni mattino il buongiorno.

E, a ripensarci , ora che si fa un po’ sera, si trattava di “buoni” giorni. Nonostante tutto.

Renzo Trappolini

 

*Direttore Ufficio Pubblica Amministrazione (1988-1997), poi Direttore Generale della Cassa di Risparmio di Viterbo, amministratore di quella di Ascoli Piceno (Carisap) e della Banca dell’Adriatico.